la signora davanti a te non ha un portafoglio. cerca in un vecchio pacchetto di Diana rosse i soldi per pagare. al suo fianco un ritardato sui 60 anni, forse il marito. sparge tutti i suoi averi sulla pila di sacchetti Standa, sotto gli occhi allenati della cassiera. la signora non arriva a 22.65 euro, così prende la serena decisione di rinunciare a 2 teste di lattuga e una bottiglia di rosso da 5.90.
quando è il tuo turno, ti levi giusto la cuffia destra dell’ipod, tanto per poter confermare alla cassiera che no, non fai la raccolta punti. la tua faccia è una maschera, i tuoi pensieri liquido che comprime la scatola cranica e che la scena non ha nemmeno intorpidito. galleggi anestetizzato dalla nuova playlist che, nei tuoi recenti ascolti, ha preso significativamente il posto di Chatwalk di PJ Harvey. playlist dove la cosa più intimista è New Noise dei Refused.
poco prima, davanti al bancone dei salumi, ti eri accorto di quanto ami il modo in cui la voce cavalca il magma chitarristico quasi più di quell’uscita dal secondo ritornello, con il riff che diventa improvvisamente sincopato e in levare, in puro stile helmettiano. fra una mortadella e l’altra, t’immaginavi Dennis Lyxzén legato allo spin di un veliero, in mare aperto e in tempesta, che gemeva quell’ “uh….” dopo ogni onda vinta.
sarebbe stato un video perfetto, tanto onirico e in tono a ciò che hai sognato stamattina. in un’atmosfera da locandina di Cloverfield, Body s’imbarcava su un enorme catamarano come stesse fuggendo da qualcosa, come se tutti stessero evacuando da un disastro imminente. l’imbarco era a Sant Antoni, sotto il Café del Mar e col tipo c’era un invertito che a intervalli regolari cercava di flirtare con lui. gli inutili discorsi in portoghese e tedesco su un tune chill out d'ordinanza, non rasserenavano il clima che rimaneva oppressivo, pericoloso, d’abbandono, e faceva il paio con l’ultimo incubo di Kartina, che arrivava a casa di Body ma lui non c’era e si perdeva in una Milano buia e desolata.
sei ancora in tempo per un acquisto d’impulso. metti nel cestello una confezione da 12 di Kinder in offerta e ragioni su quanto tu abbia toccato il fondo. chi ti voleva bene o è scappato o è accorso. ma tu non hai fatto distinzioni e hai riservato a tutti il peggio che potevi dare. Reich è montata sul primo aereo, ti ha fatto una testa tanta, ti ha preso a schiaffi, ha cercato di trascinarti un mese alle Similan, uscendone sconfitta e con più ematomi addosso di te. Jackdrum è salito al continente una volta al mese per spronarti a scrivere, per aprirti quella valvola che una volta era lo sfiato di tutta questa merda che ti porti dentro e che al dire il vero non è mai stata così tanta. tu scrivi, ma poi, al telefono, devi dirgli che i nuovi pezzi fanno cagare. e glielo dici perché ci credi veramente. canti sempre meglio, ma ogni linea ti ricorda qualcuno: qui è Moltheni, qui è Benvegnù, qui è salcazzo. i testi passabili, ma monotono e monotematici, pesanti, irreversibili e impermeabilizzati da un sostrato di odio latente che non credevi potesse appartenerti.
eppure c’è stato un momento, mentre il mondo festeggiava Natale ma a Milano sembrava ferragosto, che hai deciso di reagire e riprendere in mano la tua vita. ti sei alzato alle 2, ti faceva male dappertutto, sputavi gelatina e polmoni, il naso ancora anestetizzato. ti sei osservato allo specchio, aspettandoti di vedere una di quelle immagini da catena animalista: un bulldog scorticato dopo un combattimento clandestino, con gli occhi spaventati, le mascelle serrate e le narici ancora piene di quello strano odore, un mix di violenza e adrenalina.
ti sei guardato pronto a compatirti, ma paradossalmente hai trovato un uomo in forma strepitosa. i capelli lunghi, la pelle liscia, nemmeno una ruga o un segno sul viso per l’inferno che ti sei inventato nell’ultimo anno: più cerchi di annientarti, più diventi bello. se per te Grey non fosse solo un network internazionale, lo citeresti a esempio.
così hai smesso con ogni sostanza che potesse levarti la lucidità di guidarti fuori da questa follia. ti sei dato obbiettivi, scadenze, margini di errore. ti sei aggrappato a chi ti ama e continua a ricordarti chi eri. hai ricominciato a strafarti di camomilla come quando avevi 1 anno. hai cominciato a crederci. ma sembra che il mondo fuori non voglia rispondere alle tue stesse leggi. e all’ingiustizia perenne, alla truffa morale, alla tristezza che avvelena una generazione reagisci con più odio, con una violenza nuova che non vuoi più tenere a freno. un’aggressività distruttrice, che ti esplode dal centro del petto e che ti farebbe diventare una supernova più leggendaria e definitiva di Peter Petrelli.
ordini la spesa nel sacchetto, con le scatole di pelati e le cose di più peso sotto, il resto sopra. segui con lo sguardo la donna e il ritardato uscire dal super. paghi emettendo poche parole cortesi ma distanti un inverno intero. ti rimetti i ray ban sul naso e la cuffia nell’orecchio destro. e niente ti sembra più vicino del Chino Moreno, della sua passione e delle sue dipendenze, della sua speranza e della sua voce di cartavetra, che ti accarezza le orecchie come l'ultima lingua che ricordi, ma che non sei sicuro a chi appartenesse.
quando è il tuo turno, ti levi giusto la cuffia destra dell’ipod, tanto per poter confermare alla cassiera che no, non fai la raccolta punti. la tua faccia è una maschera, i tuoi pensieri liquido che comprime la scatola cranica e che la scena non ha nemmeno intorpidito. galleggi anestetizzato dalla nuova playlist che, nei tuoi recenti ascolti, ha preso significativamente il posto di Chatwalk di PJ Harvey. playlist dove la cosa più intimista è New Noise dei Refused.
poco prima, davanti al bancone dei salumi, ti eri accorto di quanto ami il modo in cui la voce cavalca il magma chitarristico quasi più di quell’uscita dal secondo ritornello, con il riff che diventa improvvisamente sincopato e in levare, in puro stile helmettiano. fra una mortadella e l’altra, t’immaginavi Dennis Lyxzén legato allo spin di un veliero, in mare aperto e in tempesta, che gemeva quell’ “uh….” dopo ogni onda vinta.
sarebbe stato un video perfetto, tanto onirico e in tono a ciò che hai sognato stamattina. in un’atmosfera da locandina di Cloverfield, Body s’imbarcava su un enorme catamarano come stesse fuggendo da qualcosa, come se tutti stessero evacuando da un disastro imminente. l’imbarco era a Sant Antoni, sotto il Café del Mar e col tipo c’era un invertito che a intervalli regolari cercava di flirtare con lui. gli inutili discorsi in portoghese e tedesco su un tune chill out d'ordinanza, non rasserenavano il clima che rimaneva oppressivo, pericoloso, d’abbandono, e faceva il paio con l’ultimo incubo di Kartina, che arrivava a casa di Body ma lui non c’era e si perdeva in una Milano buia e desolata.
sei ancora in tempo per un acquisto d’impulso. metti nel cestello una confezione da 12 di Kinder in offerta e ragioni su quanto tu abbia toccato il fondo. chi ti voleva bene o è scappato o è accorso. ma tu non hai fatto distinzioni e hai riservato a tutti il peggio che potevi dare. Reich è montata sul primo aereo, ti ha fatto una testa tanta, ti ha preso a schiaffi, ha cercato di trascinarti un mese alle Similan, uscendone sconfitta e con più ematomi addosso di te. Jackdrum è salito al continente una volta al mese per spronarti a scrivere, per aprirti quella valvola che una volta era lo sfiato di tutta questa merda che ti porti dentro e che al dire il vero non è mai stata così tanta. tu scrivi, ma poi, al telefono, devi dirgli che i nuovi pezzi fanno cagare. e glielo dici perché ci credi veramente. canti sempre meglio, ma ogni linea ti ricorda qualcuno: qui è Moltheni, qui è Benvegnù, qui è salcazzo. i testi passabili, ma monotono e monotematici, pesanti, irreversibili e impermeabilizzati da un sostrato di odio latente che non credevi potesse appartenerti.
eppure c’è stato un momento, mentre il mondo festeggiava Natale ma a Milano sembrava ferragosto, che hai deciso di reagire e riprendere in mano la tua vita. ti sei alzato alle 2, ti faceva male dappertutto, sputavi gelatina e polmoni, il naso ancora anestetizzato. ti sei osservato allo specchio, aspettandoti di vedere una di quelle immagini da catena animalista: un bulldog scorticato dopo un combattimento clandestino, con gli occhi spaventati, le mascelle serrate e le narici ancora piene di quello strano odore, un mix di violenza e adrenalina.
ti sei guardato pronto a compatirti, ma paradossalmente hai trovato un uomo in forma strepitosa. i capelli lunghi, la pelle liscia, nemmeno una ruga o un segno sul viso per l’inferno che ti sei inventato nell’ultimo anno: più cerchi di annientarti, più diventi bello. se per te Grey non fosse solo un network internazionale, lo citeresti a esempio.
così hai smesso con ogni sostanza che potesse levarti la lucidità di guidarti fuori da questa follia. ti sei dato obbiettivi, scadenze, margini di errore. ti sei aggrappato a chi ti ama e continua a ricordarti chi eri. hai ricominciato a strafarti di camomilla come quando avevi 1 anno. hai cominciato a crederci. ma sembra che il mondo fuori non voglia rispondere alle tue stesse leggi. e all’ingiustizia perenne, alla truffa morale, alla tristezza che avvelena una generazione reagisci con più odio, con una violenza nuova che non vuoi più tenere a freno. un’aggressività distruttrice, che ti esplode dal centro del petto e che ti farebbe diventare una supernova più leggendaria e definitiva di Peter Petrelli.
ordini la spesa nel sacchetto, con le scatole di pelati e le cose di più peso sotto, il resto sopra. segui con lo sguardo la donna e il ritardato uscire dal super. paghi emettendo poche parole cortesi ma distanti un inverno intero. ti rimetti i ray ban sul naso e la cuffia nell’orecchio destro. e niente ti sembra più vicino del Chino Moreno, della sua passione e delle sue dipendenze, della sua speranza e della sua voce di cartavetra, che ti accarezza le orecchie come l'ultima lingua che ricordi, ma che non sei sicuro a chi appartenesse.
5 commenti:
...wow...solo per dirti che...ho letto.
cattola: spero di non averti indotta al sucidio.
Nah...ci vuole ben altro
Letto anch'io... certe volte un piatto di orecchiette può far miracoli... pensaci.
i know, bro.
Posta un commento